Tricopigmentazione. Errori e protocolli di correzione

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La Tricopigmentazione vede da alcuni anni una grande diffusione, non solo nel mondo estetico ma anche in quello medico. Sempre più cliniche dermatologiche o specializzate in tricologia e trapianto di capelli ricorrono a questa tecnica innovativa per risolvere i disagi legati alla caduta dei capelli causati da calvizie o altre patologie del cuoio capelluto.

 

Perchè tanti errori e danni di tricopigmentazione

Questo boom di offerta a livello internazionale porta, però, all’aumento del numero di operatori non specializzati che improvvisano trattamenti, sottovalutando la complessità della tecnica e l’importanza di un protocollo di lavoro rigido e preciso. Tale leggerezza porta, in alcuni casi, a imperfezioni risolvibili, in altri, a danni estetici molto gravi che compromettono non solo l’immagine del cliente, ma anche la sua vita sociale. È sufficiente digitare su google “Bad SMP” (dall’inglese “Brutte micropigmentazioni dello scalpo”) per trovarsi di fronte a decine e decine di esempi.

Proprio a causa di queste situazioni sempre più comuni, i tecnici specializzati hanno ritenuto necessario sviluppare protocolli di lavoro specifici per la realizzazione di correzioni, al fine di rimediare agli errori commessi da colleghi inesperti o superficiali.

Quali errori è semplice commettere? Quali sono le conseguenze?

Utilizzo di apparecchiature non specifiche

Seppur sia vero che la Tricopigmentazione affonda le proprie radici nel tatuaggio, le strumentazioni utilizzate per le due tecniche sono del tutto diverse. Le manovre che il tecnico di Tricopigmentazione deve eseguire differiscono completamente da quelle del tatuatore. Di conseguenza il manipolo utilizzato deve presentare delle caratteristiche particolari che faciliti il lavoro dell’operatore.

Se ci si serve di un’apparecchiatura non sviluppata per il cuoio capelluto, si corre il rischio di creare dei macro-dots o di danneggiare la pelle delicata del cuoio capelluto, soprattutto in zone in cui è molto sottile, come nelle aree parietali o in quella occipitale dello scalpo.

Utilizzo di aghi non specifici

L’ago da Tricopigmentazione presenta una struttura unica nel suo genere: la sua punta è liscia e permette la creazione di un micro-varco nella superficie della cute, mentre la parete è ruvida in modo che le particelle del pigmento si possano ancorare ad essa senza scivolare in maniera incontrollata nella pelle. Questa conformazione permette al tecnico di rilasciare sempre la stessa quantità di pigmento.

Utilizzare un ago da tatuaggio non permette di avere questo controllo poiché la strumentazione è stata sviluppata con lo scopo di essere trascinata nella pelle lasciando scivolare il colore nel varco creato.

L’utilizzo di un ago non idoneo per un trattamento di Tricopigmentazione porta a un’espansione dei punti, il cui diametro risulterà di gran lunga superiore a quello dei follicoli piliferi cui invece dovrebbero somigliare.

Profondità errata

Nella Tricopigmentazione è essenziale che il tecnico effettui un lavoro di estrema precisione rilasciando il pigmento nel derma superficiale ogni volta che realizza un puntino sul cuoio capelluto.

Anche questo aspetto costituisce uno degli elementi che distinguono la tecnica dal tatuaggio. In questo caso, infatti, il pigmento è rilasciato dal macchinario nel derma profondo.

La pelle dello scalpo presenta caratteristiche particolari e inserire il pigmento troppo in profondità porta i puntini a “spanciare” più del normale durante la fase di stabilizzazione.

Utilizzo di pigmenti non sviluppati per il cuoio capelluto

Come già accennato, la pelle del cuoio capelluto presenta delle caratteristiche uniche, che la distinguono dalla cute di tutto il resto del corpo. È infatti ricca di ghiandole sebacee, responsabili della produzione di sebo, una sorta di balsamo naturale che nutre i bulbi piliferi, ma che rende anche complessa la stabilizzazione del colore.

È necessario servirsi di un pigmento specifico che riesca a ricreare perfettamente il colore grigio-cenere tipico della cheratina che compone i capelli e che non viri al blu come accade con i pigmenti da tatuaggio.

Movimento non perpendicolare della mano

Per realizzare dei punti perfetti, che riescano a simulare i follicoli piliferi, è necessario inserire il pigmento nel derma mantenendo la mano a un angolo perfetto di 90° ogni volta che il manipolo tocca la cute.

Qualora non si segua questa regola, ciò che si otterranno dei punti perfetti, bensì delle linee che poi tenderanno a espandere nel derma.

Pausa durante il rimbalzo

Abbiamo affermato che l’ago da Tricopigmentazione rilascia sempre la stessa quantità di pigmento nella cute. Tuttavia questo è vero solo se il tecnico esegue un costante movimento di rimbalzo quando appoggia il dermografo alla pelle.

Se la mano dell’operatore si sofferma troppo a lungo sullo stesso punto, la quantità di pigmento inoculata è superiore al necessario. Ciò porta alla creazione di punti innaturali e con diametro eccessivo.

Sovrapposizione di punti

In molti pensano che la tecnica di Tricopigmentazione sia molto semplice poiché consiste esclusivamente nel realizzare dei punti sullo scalpo del cliente. Tuttavia, è necessario seguire un protocollo specifico per evitare sovrapposizioni. Ricordiamo che due punti vicini rappresentano due micro-ferite contigue che con il processo di guarigione andranno a unirsi creando un’unica ferita e, di conseguenza, un unico grande punto.

Al contempo, è un errore eseguire punti troppo distanti tra loro in alcune aree, poiché una disposizione disordinata può dare origine a discromie.

 

Come correggere i danni da tricopigmentazione

Il numero sempre crescente di risultati innaturali e danni estetici ha portato i tecnici più esperti a riconoscere la necessità di sviluppare protocolli di correzione.

Quando è possibile correggere?

Il tecnico esperto può eseguire lavori di correzione solo se chi lo ha preceduto ha utilizzato un pigmento da Tricopigmentazione. Se l’operatore ha invece utilizzato un pigmento permanente da tatuaggio, l’unica opzione possibile è ricorrere a sedute laser per rompere le particelle del pigmento in modo che diventino microscopiche e possano essere assorbite dal sistema immunitario del cliente.

È possibile intervenire qualora il lavoro sia mal eseguito a causa di un errore tecnico (movimento non perpendicolare, mancato rimbalzo, sovrapposizione dei punti se non eccessiva, ecc.).

Vi sono due approcci principali per eseguire una correzione:

Re-equilibramento del risultato

Le discromie sono eliminate tramite l’inserimento di nuovi punti nelle aree vuote in modo da donare nuova uniformità ed equilibrio all’effetto ottico ottenuto. Naturalmente è essenziale possedere le competenze necessarie per comprendere quale sia la densità da ricercare, senza incappare in errori di sovrapposizione.

Neutralizzazione con pigmento color pelle

Si tratta di una tecnica che richiede skill avanzate e grande pazienza. Ogni macro-dot è trattato con l’ausilio di un pigmento la cui colorazione è simile a quella della cute, al fine di “nascondere” il pigmento scuro alla vista di chi osserva lo scalpo del cliente.

Anche in quest’ultimo caso è opportuno rivolgersi a tecnici di fiducia che sappiano come valutare ogni caso e definire un piano di trattamento efficace e che non danneggi ulteriormente la condizione già compromessa del cliente.

 

In fotografia un lavoro di correzione eseguito da Milena Lardì.

Iscritto al forum Ieson dal 2007, Salusmaster dal 2007 e Bellicapelli dal 2010, moderatore globale del forum Bellicapelli. CRM nello Staff di Milena Lardì dal 2012. Partecipazione attiva ai più importanti meeting mondiali sulla chirurgia della calvizie. Da maggio 2020 sono consulente con esclusiva nazionale per il Web della dott.ssa Chiara Insalaco.