
Articolo sul trapianto di capelli vidimato dal Dott. Massimo Gabellini.
Il trapianto di capelli è una procedura chirurgica che consiste nel trasferimento di unità follicolari vitali prelevate dalla regione parieto-occipitale dello scalpo, definita come area donatrice, alle aree glabre o diradate de cuoio capelluto, che prendono il nome di area ricevente.
Si parla in generale di “autotrapianto” in quanto i bulbi innestati, per attecchire nelle aree trapiantate, devono necessariamente provenire dal medesimo paziente, al fine di evitare un “rigetto” delle unità follicolari prelevate.
Introduzione al trapianto di capelli
Le prime testimonianze di intervento chirurgico di trapianto di peli animali e di capelli umani risalgono, secondo gli esperti, al diciottesimo secolo. Non vi sono, tuttavia, report scritti che forniscano indicazioni precise riguardo alle metodiche utilizzate.
I primi interventi di trapianto di capelli propriamente detto furono eseguiti in Giappone durante la seconda Guerra Mondiale, per camuffare le ustioni causate dagli scontri a fuoco. Si prelevavano dei lembi cutenei dal cuoio capelluto e si innestavano nell’area corporea ustionata ed il risultato incoraggiante portava alla ricrescita dei capelli sulle aree trattate.
A causa del conflitto mondiale, la tecnica di trapianto di capelli ebbe una lenta diffusione nel mondo occidentale. Il primo trapianto fu verosimilmente eseguito a New York negli anni ‘60.
Durante gli anni ’80, la letteratura ci indica che la cosiddetta “tecnica con punzone” era la più diffusa: Il chirurgo procedeva rimuovendo una zona tondeggiante di cute con circa 20 unità follicolari ed un’intera sessione portava a trapiantare al massimo 100 graft.
Il diffondersi di tale metodica portò alla diffusione del gergo di “effetto bambola”, per riferirsi al risultato innaturale che questi innesti assumevano nelle aree trattate. Le unità follicolari erano molto distanti tra loro e non si teneva conto dell’angolazione necessaria a simulare l’inclinazione naturale dei capelli sul cuoio capelluto.
Dall’inizio degli anni ’90 la tecnica si affinò con la diffusione della metodica dei micro innesti. Una striscia di cute veniva prelevata dalla regione occipitale dello scalpo. Dalla sezione di questa si ottenevano innesti di dimensioni differenti. Con questa metodica però la transection rate (percentuale di innesti danneggiati) era molto alta.
Alla fine degli anni ’90 l’utilizzo del microscopio ad alta risoluzione permise di scoprire che i capelli non crescono singolarmente, ma in gruppi che varavano da 1 a 5 unità. Si iniziò ad utilizzare il termine di “unità follicolari”, quando ci si riferiva al trapianto di capelli.
Attualmente, le cliniche specializzate nell’ambito della hair restoration realizzano il trapianto di capelli servendosi di due tecniche principali: Strip o FUT (Follicular Unit Transplantation) e FUE (Follicular Unit Extraction). Ci concentreremo sui due metodi di estrazione nei prossimi paragrafi.
Il trapianto di capelli rappresenta, nella maggior parte dei casi, la soluzione che offre la maggiore gratificazione in termini di risultato nella gestione dell’alopecia androgenetica, la principale causa di diradamento e caduta di capelli nell’uomo e nella donna.
Trapianto di capelli con tecnica FUT (Follicular Unit Transplantation)
La tecnica di trapianto FUT consiste nella rimozione chirurgica di una losanga di cute dalla regione occipitale dello scalpo, da cui saranno poi estratte le singole graft con l’ausilio di un microscopio.
L’obiettivo è preservare l’unità follicolare rispettando ogni componente che la caratterizza.
Le unità follicolari ottenute sono poi innestate in micro-incisioni precedentemente realizzate in zona ricevente, rispettando al massimo il pattern naturale e la disposizione tipica dei capelli sul cuoio capelluto.
Negli ultimi decenni, sono stati fatti passi da gigante nell’esecuzione della procedura e i risultati ottenuti dai migliori chirurghi della calvizie sono del tutto naturali. È possibile ottenere un’alta densità eseguendo le cosiddette macro-sessions.
Sutura tricofitica nel trapianto di capelli FUT
L’estrazione tramite rimozione chirurgica della strip di cute, esita nella formazione di una cicatrice di forma allungata nella parte posteriore del cuoio capelluto. Se il trapianto è eseguito correttamente, la cicatrice risulterà molto sottile e del tutto camuffata dai capelli circostanti.
Per far sì che la cicatrice risulti praticamente invisibile, alcuni esperti si servono della “sutura tricofitica”. Il metodo consiste nella sovrapposizione dei lembi della ferita al momento della chiusura della stessa. Un lembo di pelle è tagliato obliquamente e i lembi di pelle adiacenti sono accostati per chiudere la ferita e, data la modalità con cui sono tagliati, si sovrappongono.
In questo modo, una parte di cute si trova coperta da un lembo, e con essa i follicoli piliferi che danno origine a capelli che crescono attraverso il tessuto cicatriziale camuffando così la cicatrice.
In presenza di una cicatrice molto ampia, il paziente deve necessariamente portare i capelli a una lunghezza sufficiente per nascondere otticamente la zona di prelievo. Grazie alla sutura tricofitica, invece, il paziente potrà accorciare i capelli a una lunghezza di 6 mm.
Un’ulteriore ambito di applicazione della sutura tricofitica prevede il miglioramento di cicatrici risultanti da trapianti di capelli precedentemente eseguiti. Sono molti i casi di repair risolti grazie a questa metodica.
La sutura tricofitica viene di norma utilizzata oggi in tutti gli interventi FUT. Spetta al chirurgo definire il piano di trattamento e capire se questo approccio rappresenti l’opzione migliore.
Trapianto di capelli con tecnica FUE (Follicular Unit Extraction)
Il trapianto di capelli FUE (Folliculari Unit Extraction) prevede il prelievo delle singole graft direttamente dalla donor area, che in questo caso risulta decisamente più ampia, tramite l’ausilio di strumenti specifici definiti punch.
Inizialmente la nuova tecnica ha portato a un aumento eccessivo dei costi, date le tempistiche di estrazione estremamente lunghe. Di conseguenza, il numero di unità follicolari estratte era sensibilmente inferiore. Inoltre, sebbene non vi fosse una lunga cicatrice, l’estrazione delle singole graft portava comunque alla formazione di piccole cicatrici di forma circolare comunque visibili sul cuoio capelluto. Per tutte queste ragioni, e di fronte ai risultati eccellenti ottenuti da alcuni chirurghi con il metodo Strip, il successo del metodo FUE si fece attendere.
Negli ultimi anni, grazie al perfezionamento della tecnica e agli studi eseguiti dai maggiori esponenti di chirurgia della calvizie, la tecnica FUE ha visto un notevole sviluppo ed è oggi considerata il gold standard nella tecnica di auto-trapianto (ovviamente rimane sempre a discrezione del chirurgo la scelta della tecnica migliore da eseguire in base alla caratteristiche del paziente).
Lo sviluppo ed il conseguente utilizzo di punch con dimensioni sempre più ridotte ha permesso di minimizzare l’esito cicatriziale, così da permettere al paziente di portare in futuro un taglio molto corto anche in zona donatrice; con il perfezionamento della tecnica le incisioni risultano più precise, i graft sono meglio preservati ed i numeri di unità follicolari estratte è notevolmente aumentato nella singola sessione, permettendo così di ottimizzare oltre alla tecnica anche il risultato.
In casi selezionati, il chirurgo può optare per la combinazione Strip + FUE in modo da prelevare il maggior numero di graft senza danneggiare la donor.
Intervista della dott.ssa Chiara Insalaco sulla FUE
Come gestire e preservare l’area donatrice durante il prelievo FUE
Uno dei fattori che determinano il successo di un trapianto di capelli è la corretta gestione dell’area donatrice. È essenziale rispettarla e per riuscirci il chirurgo deve pianificare accuratamente l’approccio migliore per la realizzazione dell’estrazione. Tra i fattori da considerare ricordiamo:
- Colore dei capelli e della pelle
- Lunghezza dei capelli
- Struttura dei capelli
- Densità
- Numero di capelli per unità follicolare
- Indice di massa del capello
- Angolazione e direzione dei capelli
- Processi di cicatrizzazione della pelle
Il Dott. Alt e il Dott. Unger hanno indicato quali siano i margini “safe”, cioè sicuri entro i quali è possibile estrarre unità follicolari senza rischiare la miniaturizzazione delle stesse una volta trapiantate in area ricevente.
Naturalmente, è opportuno ricordare che ogni caso è unico e ogni area donatrice presenta peculiarità che la rendono diversa da tutte le altre.
È anche essenziale ricordare che la densità varia all’interno della donor. Le zone temporale e parietali presentano una densità inferiore rispetto alla zona mid-occipitale e occipitale. Lo stesso è vero per l’angolazione e la direzione dei follicoli piliferi.
I chirurghi attingono di solito dalla zona occipitale, dove si hanno meno recettori degli androgeni.
Il punch per l’estrazione FUE
La scelta del corretto punch ha ripercussioni sul risultato del trapianto.
Tra i fattori da considerare ricordiamo:
- diametro del punch
- angolo di taglio
- punta della lama (che può essere arrotondata o appuntita)
- punch manuale o punch motorizzato
Dott. Cole e dott.ssa Chiara Insalaco: Video FUE slow motion
In questo video potete vedere un’estrazione FUE in slow motion eseguita dai dott. John Cole e dalla dott.ssa Chiara Insalaco presso la clinica del dott. Cole ad Atalanta.
Body hair transplant (BHT)
Generalmente un trapianto di capelli si serve delle unità follicolari del cuoio capelluto. Tuttavia, qualora la donor non sia sufficientemente ricca, è possibile attingere ad altre zone del corpo quali gambe, braccia, addome, petto, schiena o volto. Si parla, in questo caso, di Body Hair Transplant (trapianto di peli del corpo).
In alcuni casi, tali zone possono essere la fonte per il prelievo di migliaia di graft. Generalmente l’innesto non avviene in zona frontale. Si preferisce utilizzare le unità follicolari ottenute per aumentare la densità nella zona del vertex proprio per la diversità peculiare che mostrano tali innesti piliferi rispetto ai capelli.
L’estrazione avviene tramite metodo FUE in modo che non si abbia alcuna cicatrice con forma allungata. L’innesto avviene con le modalità precedentemente descritte per i metodi FUT e FUE.
Per comprendere se il BHT rappresenti una buona opzione per un paziente, è opportuno servirsi del metodo sviluppato dal Dott. True, il Torso Donor Index (TDI).
I criteri da considerare sono i seguenti:
- I peli del corpo devono essere simili, per aspetto e caratteristiche, ai capelli.
- La densità pilifera deve superare le 40 unità follicolari per cm2.
- L’area donatrice deve essere sufficientemente estesa.
- È necessario comprendere se vi siano unità follicolari doppie o triple.
- La lunghezza dei capelli deve essere sufficiente.
Gli enti internazionali cui fare riferimento per il trapianto di capelli
Come più volte ribadito, il mondo del trapianto di capelli e, più in generale, della hair restoration, sono in continua evoluzione. A livello mondiale, vi sono diverse organizzazioni volte alla ricerca scientifica, all’insegnamento e all’informazione.
L’ente che si occupa di radunare i principali esponenti del settore e di mantenere inalterati i livelli d’eccellenza nelle pratiche mediche e chirurgiche è l’International Society of Hair Restoration Surgery (ISHRS). Si tratta di un’associazione medica senza scopo di lucro che conta più di 1.000 tricologi.
La società si impegna a offrire una costante formazione ai medici e fornisce informazioni aggiornate su tutte le tecniche e i trattamenti disponibili contro la caduta dei capelli in alternativa alla soluzione chirurgica. L’ISHRS è un gruppo caratterizzato da un respiro internazionale, che si impegna a preservare la sua collegialità, la ricerca, la consapevolezza, l’etica e la formazione del pubblico e dell’esperto.
L’ISHRS riunisce il Global Council of Hair Restoration Surgery Societies, costituito da società operanti a livello nazionale:
- American Board of Hair Restoration Surgery
- American Society of Hair Restoration Surgery
- Argentine Society of Hair Recovery (Asociacion Argentina de Recuperacion Capilar – AARC)
- Asian Association of Hair Restoration Surgeons
- Australasian Society of Hair Restoration Surgery
- Brazilian Society of Hair Restoration Surgery (Associação Brasileira de Cirurgia de Restauração Capilar – ABCRC)
- British Association of Hair Restoration Surgery
- French Hair Restoration Surgery Society
- German Society of Hair Restoration (Verband Deutscher Haarchirurgen)
- Hellenic Academy of Hair Restoration Surgery
- Ibero Latin American Society of Hair Transplantation (Sociedad Iberolatinoamericana de Trasplante de Cabello- SILATC)
- Association of Hair Restoration Surgeons-India
- International Society of Hair Restoration Surgery
- Italian Society for Hair Science and Restoration
- Japanese Society of Clinical Hair Restoration
- Korean Society of Hair Restoration Surgery
- Hair Restoration Society of Pakistan
- Paraguayan Society of Hair Restoration Surgery
- Polish Society of Hair Restoration Surgery
- Swiss Society for Hair Restoration Surgery
- Thai Society of Hair Restoration Surgery
Nel panorama italiano, l’ente di riferimento è la Società Italiana di Tricologia (S.I.Tri.), un’associazione scientifica senza scopo di lucro che si occupa di informare il pubblico e i medici su tutte le novità e innovazioni in campo tricologico.